Esercizio di stile. In che stile? Quello di un altro.
Pubblicato: 24 luglio 2008 in Ciccio su Nonna Papera: Storie vere di vita vissuta!Dicono che l’Italia si sia di nuovo spostata a destra …
Pubblicato: 8 Maggio 2008 in Senza categoriaCercasi Miriana disperatamente
Pubblicato: 8 dicembre 2007 in Ciccio su Nonna Papera: Come la penso su ...che il lunedì, a Prato, sia giorno di mercato e che una donnina con le sue 7 borse salga sull’autobus e si sieda giusto vicino a me.
Capita dopo un pò che salga pure un controllore e la donnina, ancora senza spostare le borse da sopra i miei piedi, si affanni a chiedermi se ho un biglietto in più
Capita anche che, parlando col controllore la donnina si inventi di aver chiesto il biglietto perfino all’autista, che però, dice lei, li aveva terminati e
chissà cosa ho risposto… ?
Succede che lei abbia da soffiarsi il naso e tirando fuori il fazzoletto le caschi qualcosa.
Succede che il bimbo ci faccia caso, guardi per terra e poi dia un’occhiata interrogativa alla nonna.
Succede che anche lei si soffermi e una volta deciso che il numero del banco pesce sta bene lì sulla strada, riprenda la sua buona lena.
E adesso tu prova un pò a spiegare al bimbo che non si gettano le cartacce a terra…
Secondo i pm romani non è stato accertato al momento alcun reato di competenza del Tribunale dei Ministri per quanto riguarda la posizione del Guardasigilli
Tornare è un pò morire … 06 Settembre 2007
Pubblicato: 6 novembre 2007 in Ciccio su Nonna Papera: Storie vere di vita vissuta!
Di matrimoni,
di cene e
di note
… sono rimasto un pò indietro: al 6 settembre, appena due mesi …
Volessimo cominciare col parlare di sette chili sette presi in un mese e mezzo, mangiando qua e là per l’Italia, dal Lago di Como a Lamezia, dall’Adriatico al Tirreno, non avremmo poi più niente da raccontare.
E allora è meglio forse iniziare da un rientro in nottata e da un risveglio crudo e vero come solo la quotidianità sa di poter essere. E allora diremmo dell’ennesimo sfregio alla carrozzeria di una macchina rimasta nel cortile di casa, ferma indifesa ed inoffensiva, per 10 giorni. Senza che nessuno si sia sognato di lasciare, oltre al pezzo mancante, un segnale del proprio cordoglio e/o delle proprie intenzioni affatto disoneste. Per non considerare gli innumerevoli segni di sportellate fioriti in questi ultimi tempi di piogge. Descrivere i molesti rumori della città dopo aver vissuto settimane di pace, il mormorio del bosco o la ninna nanna della risacca marina, tutto così lontano da quello stronzo che da un anno martella incessantemente da qualche parte in questo lurido condominio. Senza parlare delle vibrazioni dei condensatori del Conad sotto casa che fanno ballare la breakdance alle ringhiere e mormorare infiti roasari ai muri portanti.
Ecco, l’unica cosa che ho avuto il piacere di ritrovare con questo rientro è il mio barista e il suo cappuccino di latte intero, perché, si sa, da Roma (compresa) in giù il cappuccino si smarrisce, probabilmente affogato in un mare di latte scremato.
Dice che è male vivere di ricordi, ma come posso mettere dietro l’angolo quest’ultima avventura e riaccendere in un secondo il pilota automatico? Dalla partenza, il lontano 21 Luglio, un Matrimonio tanto caro quanto caloroso, 400 gradi in chiesa, sferzate di afa fuori ma la compagnia è quella giusta, e fa piacere vedere i vecchi amici che diventano qualcosa di nuovo. Per carità, ad essere sincero, le abbuffate erano già cominciate con le cene sotto i primi portici estivi ed gli addi al celibato ma quella data può essere considerata il La d’inizio recita e l’ingrassatura precedente solo il consueto riscaldamento pre-spettacolo.
Il matrimonio dicevamo, amici un pò persi di vista ma sempre presenti, antipasto in attesa di foto interminabili e poi la cena seduti al tavolo in due, poveri superstiti, solo noi due in compagnia della spossatezza e di una panza tanta!
A dire il vero a quei tempi mi sentivo rigenerato complici una forma fisica invidiabile, la riconquista della taglia 50 e la soddisfazione di una settimana di shopping (ebbene sì, è salutare anche per i maschietti!). Non ci è voluto poi molto per rimettermi a terra, le cene prima ed il caldo dopo. Così per una volta che speravo di non dover patire i pantaloni troppo stretti in vita durante rinfresco e cena, invece mi sono ritrovato abbuffato e ripienato, satollo come sempre.
Prender sonno in quello stato è difficile, specie se il giorno dopo ti aspettano un pò di chilometri per andare a suonare nelle Marche. Meno male che c’è il Molo Sud di San benedetto del Tronto. Veramente dei piatti di pesce squisiti senza spendere una esagerazione. Quindi non ci soffermiamo sulle prove d’orchestra sferzate dall’olezzo dei maiali (mi sono comunque vendicato mangiando la porchetta fatta con la loro mamma!), di opere messe in piedi in un giorno e mezzo e di spaghetti alle vongole e pachini sul lungomare che quest’anno sono sembrati un pò meno speciali. E’ un attimo e si deve già ripartire dopo appena una settimana di recite, risate e ristori perché c’è una seconda cerimonia che aspetta, altro giro altra corsa, stesso vestito. Tanto gli invitati sono diversi. Altro matrimonio e siamo appena al 28 di Luglio.
Ah dimenticavo, le spose: tutte belle, a modo loro, come le damigelle, chi più chi meno.
Per fortuna stavolta la situazione è più fresca e gestibile ma la stanchezza, che aveva stentato a starmi dietro sulle curve del Col Fiorito, riesce comunque a raggiungermi sulle colline pratesi e mi assale già all’ora del dessert. E la mattina dopo c’è da ripartire per 10 giorni di zumpa zumpa, stavolta in Maremma.
E’ stato bello intercalare con gli amici, di solito l’estate li abbandono e se ci vediamo è quasi sempre merito loro che mi raggiungono. Con altri amici, quelli della lirica, mi ricongiungo nelle piazze e nei boschi di Massa Marittima. Nelle prime si prova e si suona, nelle seconde si alloggia, spersi nel silenzio, vicini ma non troppo ad uno stato rurale, e non lontani comunque dal verde mare del Tirreno Toscano. Si fa presto a parlare di 4 grigliate di carne, 2 mangiate al mio ristorante di pesce preferito, etc etc. nei giorni maremmani! Però la notizia principale è di tutt’altro genere.
Immaginiamoci, se ci riesce, in una mattina di mezza estate, mentre ci laviamo di dosso la sonnolenza immersi in una doccia su mattonelle blu, fuori un mondo verde che canta già da qualche ora. All’improvviso questo canto viene intercalato da suoni che poco hanno di armonioso. La voce del padrone, non si tratta di un disco, ma del padrone di casa che parla, concitato, con qualcuno di noi, appena fuori dalla mia soglia. Toni campani si sovrappongo a quelli bergamaschi. Non capisco, ho ancora l’acqua che mi ronza spiralizzando negli orecchi. Finisco, mi asciugo con la flemma che mi consente un animo sereno rigenerato in questi giorni campestri e, quando esco al mondo non trovo più nessuno. Ma proprio nessuno. Una starna (lapsus aulico, lasciamolo…) atmosfera, come una cappa, mi cade addosso, girovago, c’è qualcosa di mal posato, qualcosa di anomalo. Raggiungo il trilocare, due passi più in là ma anche lì solo silenzio. Ne percorro le mura verso l’ingresso principale e i miei sensi continuano notare elementi fuori posto che i miei ragionamenti invece ancora non colgono: parcheggio troppo vuoto, segni sul muro, plastica sull’erba … finché non sono quasi forzato a distinguere la borchia di un’auto nel prato e un cigliegio col tronco sbreccato. Arrivo al limitare del salto del terreno e vedo, orrore! L’auto conficcata in un filare di canne e giunchi. Mi si disegna l’immagine chiara di un rientro notturno alcolizzato e festante dei miei coinquilini (come ce ne capitano spesso), senza alcun freno … inibitorio. E la conseguente spiegazione faticosa al padrone di casa la mattina successiva. O peggio ancora l’orrore conscio di freni che non frenano e di un destino che ti corre incontro. E le voci che sentivo erano quelle del risveglio o quelle di un rientro da una visita curativa al vicino, ma non troppo, ospedale? E non c’era nessuno per spiegarmi! Dopo altre perlustrazioni, dopo altra angoscia, finalmente gli abitanti del trilo appaiono a delucidarmi. Il povero Gino (nome fittizio!) per fortuna stava bene (ora si può dire per fortuna), i miei coinquilini erano tornati stanchi la notte prima ed avevano beatamente riposato, ingnari che il gran vento della mattina era finalmente riuscito alle 9,30, a furia di spingere, a smuovere la macchina dal suo posteggio in cima alla salita, accompagnarla qualche metro, farle fortunosamente scansare le bombole del gas, viaggiare un pò sul lastricato, impattare violentemente contro il trilocale (BUUM! "…cosa cazzo è stato?!?" tranquillo dormi, è il vento che fa sbattere qualcosa…" !!! … si una Punto contro il muro della camera da letto! MAH), sfregiare il ciliegio e fare un salto di 4/5 metri per poi lasciarla fermarsi in bella mostra proprio davanti al tavolo del pranzo.
Comunque tutto è bene quel che finisce bene, il padrone di casa non era arrabbiato, Gino (chissà se sta leggendo) stava bene, anche se questa estate ha guadagnato un pò pochino, la macchina è stata sistemata, avevamo tutti un argomento vero di cui parlare durante le grigliate e la stagione si è conclusa come sempre fra baci e abbracci.
Ah, ma l’avevo detto che quest’anno non dovevo nemmeno partire? E poi all’ultimo si son trovati senza cornisti ed hanno dovuto riabbracciarmi come figliol prodigo mentre fino a poco prima ero solo un piantagrane di cui liberarsi! Eh, strana la vita fatto sta che avevo già i miei impegni che da Massa Marittima, invece di riportarmi a casa, mi hanno portato sul Lago di Como, su quello di Garda, poi a Grosseto fino a terminare le mie fatiche il 13 Agosto, attorniato dai risplendenti marmi di Carrara.
Una settimanina rigenerante a casa e poi via di nuovo stavolta per arrivare là dove non ero masi stato prima… Belvedere Marittimo, Cosenza, Calabria! Un viaggio tutto d’un fiato, in treno fino a Orvieto e da lì in compagnia di un simpatico Tubista (non un idraulico ma un musicista!) di Lamezia, lavorante a Catania e di rientro dal Monte Amiata in Maremma.
Ed ecco che discopro un nuovo mondo, pulizia, ordine, gentilezza, appena oltre il caos dell’uscita autostradale di Battipaglia. La Calabria devo ammettere, mi ha conquistanto, forse non ci si mangia bene come in Campania e, forse, ci sono un pò troppi incendi ma devo dire che penso proprio di tornarci presto. E per questo preferisco parlarne un’altra volta dandole lo spazio che si merita.
Dal 27 al 3 in Calabria dunque, ma a far cosa? Ma per vedere se il mio vestito nuovo resisteva ad un terzo matrimonio nel giro di 40 giorni! Adesso effettivamente mi stava un pò più aderente ed una settimana di pizze a 3 euro e di cene di pesce a 40, non bastano a prepararti ad una cena nuziale di quei posti lì! Meno male che avevo la stanza proprio sopra il salone, un paio di visite ce le ho dovute fare!
Mare splendido, tempo accomodante, piscina con idromassaggio, e chi voleva più andare via? Ma gli sposi ovviamente, che per sottrarsi alla tradizionale settimana del dopo matrimonio, avevano accettato un ingaggio per il 4/5 a Viterbo. Ed eccoci nuovamente in viaggio per recuperare le memorie delle performances estive, per vivere Viterbo nei giorni della festa patronale e per far visita ancora una volta alla Cantinella, mitica trattoria da Guinnes dei primati con i suoi 300 diversi tipi di spaghetti! Dove mi leggo sempre tutto il menù per poi prendere sempre quelli all’etrusca, con panna, salsiccia e ortica. Devo dire che anche i tortelli al capriolo di San Martino al Cimino erano più che degni.
A questo punto serviva davvero una vacanza e invece era il momento di tornare a casa, stanco, senza l’auricolare del telefono lasciato in albergo e mai più recuperato, alle due di notte, dopo un Ballo in Maschera senza pubblico e, come si diceva prima, senza più un pezzo di paraurti!
Adesso mi sa che dovrò rimettere la testa su quel che faccio e anche riappropriarsi di questo spazio può essere il segno di una ripresa completa. Peccato. Ma già penso alle prossime vacanze ed alla prossima estate!
Magari con post più corti…